15 49.0138 8.38624 1 0 4000 1 https://www.mesagne.tv 300 true

25 Novembre. Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

L’Assemblea generale dell’Onu nel 1999 dichiarò il 25 novembre “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, per ricordare tutte le donne vittime di violenza. Una data che è diventata simbolicamente il momento di denuncia del fenomeno, purtroppo assai diffuso e che solo negli ultimi anni, con l’impegno costante di migliaia di donne di tutto il mondo, si sta prendendo lentamente e faticosamente coscienza che la violenza maschile sulle donne esiste ed è molto estesa, basti pensare che solo nel 2021 e solo in Italia, da gennaio ad oggi, sono state uccise 109 donne.Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali e a tutti i ceti economici. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita, mentre una su tre è stata vittima di una forma di violenza. Il rischio maggiore è rappresentato dai familiari: mariti e padri, seguiti da amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio.

Si tratta di violenza maschile che annienta la dignità e spesso distrugge la vita delle donne e si manifesta in vari modi: donne uccise, stuprate, sfigurate, segregate, emarginate, maltrattate, sfruttate, sottopagate, discriminate. I volti della violenza sono molteplici, se ne parla poco ma esiste una violenza subdola, somministrata il più delle volte tra le mura domestiche.

La violenza psicologica per esempio porta gravissime conseguenze nelle vite delle vittime, non lividi ma sindromi depressive, ansiose, disturbi del sonno e della respirazione, disturbi alimentari, abbassamento dell’autostima, senso di colpa e vergogna, tensione e annientamento del sé. La violenza economica, architrave del dominio maschile, è un tipo di abuso che rende la vittima economicamente dipendente limitandone di fatto la libertà.
Non si coinvolge la compagna nelle scelte di spesa, le si nega l’accesso al denaro o la scelta di trovarsi un lavoro. Crediamo
che il Reddito di Libertà, entrato in vigore alcuni giorni fa, può essere considerata una misura di sostegno alle donne vittime di violenza molto importante, ma presenta dei limiti perché non tiene conto di alcuni aspetti importanti come quello di condizionare la possibilità di accedere al reddito di libertà all’essere seguite da un centro anti-violenza o dai servizi sociali.Questo significa escludere da tale possibilità tantissime, troppe, donne perché non hanno avuto il coraggio di denunciare.

La violenza sui luoghi di lavoro, fatta di proposte e ricatti sessuali per l’assunzione, per l’avanzamento di carriera, di ricatti legati alla gravidanza (dimissioni in bianco), di lavoro forzato, ecc. Sommersa e taciuta è poi la violenza, gli abusi ed i maltrattamenti sulle donne anziane, fenomeno ancora poco conosciuto nelle sue reali dimensioni, ma molto frequente sia nell’ambito domestico ma anche nell’ambito delle strutture residenziali e di cura all’interno delle quali le donne, più numerose, spesso vivono in condizioni di isolamento, solitudine e qualche volta anche di abbandono.Qualsiasi sia la forma della violenza è comunque sempre nutrita da una cultura del possesso e negazione dei diritti delle donne, una cultura entro la quale la violenza trova terreno fertile. Sì perché il problema è soprattutto culturale, a partire dal concetto di libertà, dagli stereotipi, dai pregiudizi, dal linguaggio.

Negli ultimi anni la CGIL, ma non solo, ha più volte denunciato come la violenza, le discriminazioni e il sopruso siano stati agiti nel contesto pubblico e politico proprio attraverso l’utilizzo di un linguaggio aggressivo e denigrante che spesso ha colpito le donne e i loro corpi. Ha più volte denunciato il permanere di un’immagine stereotipata della figura femminile, ancora incentrata su logiche afferenti l’accudimento della famiglia, della casa, dei figli e che la vede in una posizione subordinata all’uomo.
Purtroppo noi dobbiamo combattere contro una cultura patriarcale che sottovaluta la violenza contro le donne
e la battaglia culturale non ha nulla a che fare con il 25 novembre. Facciamo qualcosa ma facciamolo tutti i giorni e soprattutto facciamolo ovunque: a casa, a lavoro, nei momenti di socialità. Facciamolo tutti come sindacalisti e sindacaliste, come persone impegnate quotidianamente nel far applicare norme, far rispettare diritti, contrastare abusi, migliorare le condizioni di lavoro. Solo così possiamo essere motori di quel cambiamento culturale di cui il nostro Paese ha assoluto bisogno.
Filomena Schiena
Segretaria confederale CGIL di Brindisi

Per restare aggiornato seguici e metti “Mi piace” sulla nostra pagina facebook, pubblicheremo al più presto tutti gli aggiornamenti in merito.  Ricordiamo che cliccando “MI PIACE” sulla pagina https://www.facebook.com/mesagnetv/ è possibile seguire tutte le NEWS da facebook.   Visitate il sito https://www.mesagne.tv/   Potete contattarci scrivendo un messaggio al numero +393394492356 dove è possibile effettuare segnalazioni via WhatsApp. E ‘anche possibile inviare immagini ed osservazioni all’indirizzo mesagnetv@mesagne.tv

Precedente
Successivo