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Dell’Aquila, dai film di Bruce Lee all’oro olimpico

Dell’Aquila, dai film di Bruce Lee all’oro olimpico: “Ho iniziato per combattere la timidezza”. Così ieri Gianluca Pasini ha titolato sulla Gazzetta dello Sport un pezzo sul nostro Vito Dell’Aquila, ospite a Trento alla Festa dello Sport. Vito ha parlato dell’amore per la sua terra, di mamma e papà, della sveglia alle 5 del mattino per forgiare il carattere: tutti ingredienti della sua ricetta vincente. Questo l’articolo.

Vito Dell’Aquila sul palco del Muse, sotto i monti trentini dipana la sua storia dalle origini fino all’oro di Tokyo. “Sono molto legato alla mia terra, da sempre è stato un grande orgoglio poter vincere l’oro nel taekwondo, rappresentando la mia città”. Non dimentica il maestro Roberto Baglivo che lo ha portato a questa vittoria come aveva fatto con Carlo Molfetta per i Giochi di Londra nel 2012. “È una persona speciale e ci tiene moltissimo a noi. Sono troppo felice di aver fatto gioire una persona come lui”.
RIMEDIO “Ho iniziato a praticare questo sport per combattere la mia timidezza. Non credevo sarei mai diventato un campione, volevo fare sport e sentirmi bene. Poi quando ho conquistato, a 14 anni (la prima volta che mi hanno mai portato in palestra a 5 anni, ndr) il primo titolo giovanile ho capito che forse poteva diventare qualcosa di più”.
RAGAZZO D’ORO “Essenzialmente ho iniziato a fare questo sport per mio padre. Lui era un grande fan dei film di Bruce Lee, li guardavamo assieme. E li è iniziato tutto”. C’è un momento personale con una lettera che gli ha scritto sua madre. “Ciao Vituzzo mio, quando hai vinto l’oro mi hanno chiesto cosa si provasse a essere la mamma del ragazzo d’oro. Io ho risposto ‘Niente Vito per me è sempre stato d’oro’. Io e papà lo abbiamo sempre saputo, ci abbiamo sempre creduto. Eri un bambino atipico, seguivi tutti gli sport, ma non giocavi con i tuoi coetanei. Vito continua sempre a sognare e a volare alto come un’Aquila”.
EMOZIONE “Non riesco a piangere, perché sono un tipo un po’ freddo, ma dentro sento una grande emozione, per questo messaggio che mi manda mia madre. Siamo molto legati in famiglia, anche se adesso vivo a Roma dove mi alleno”. “Da ragazzino ho iniziato a memorizzare le partite, i risultati e ancora questa cosa ce l’ho ancora. E faccio lo stesso con il taekwondo”. “Ho rivisto tutti i miei incontri: se ripenso a quella finale di Tokyo, non pensavo che stavo in una finale olimpica, ma solo che dovevo vincere”. Sul palco salgono poi anche Simone Alessio e Claudio Nolano, d.t. Nazionale Taekwondo che ha raccontato una serie di episodi curiosi della preparazione dell’Italia verso Tokyo.
SVEGLIA ALLE 5 Dell’estate 2020 quando il tecnico sottopose i suoi atleti a tre settimane massacranti con allenamenti lunghissimi e sveglia alle 5 del mattino: “In quel tempo gli facevo anche vedere certi film emozionali per caricarli e spingerli in un anno durissimo e difficile”. Poi Simone Alessio (primo italiano a vincere un titolo mondiale in questo sport). “Se ripenso a quei giorni mi sembra di vedere tanti errori che ho commesso in quel torneo… Poi non è stato così. Adesso lo ricordo con molta felicità, che non mi fa sentire il numero 1, ma almeno il numero 2 alle spalle di Vito”. “Dopo Tokyo adesso voglio tornare a combattere per divertirmi”.
RILANCIO Chiude il presidente Federale Angelo Cito: “Questa medaglia d’oro ci ha dato un grande slancio, ci sono un sacco di ragazzi che vogliono fare questo sport e la medaglia d’oro di Vito ci rilancia anche da questo punto di vista. Parigi? Vogliamo fare meglio e di più, qualificando ancora più atleti e puntare sempre al vertice…”.

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