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LA GUERRA IN UCRAINA E IL DIRITTO INTERNAZIONALE di Carmelo Molfetta

L’idea che il raggiungimento della Pace per tutti, debba passare attraverso l’annullamento, l’annichilimento, del principio internazionale dell’autodeterminazione del popolo ucraino, è non solo disumana, per assonanza territoriale direi di stampo stalinista, ma anche aberrante dal punto di vista del diritto internazionale.

La balzana proposta della resa del popolo ucraino di fronte all’aggressione russa, di cui conosciamo tutte le nobili giustificazioni, pur di conseguire la Pace, rappresenta l’essenza concreta del sacrificio dell’agnello sacrificale.

Il principio dell’autodeterminazione appartiene al popolo anche in contrapposizione allo Stato di appartenenza e l’integrità territoriale ne costituisce uno degli elementi fondanti.

L’aggressione russa ha colpito in primis il popolo ucraino il quale, come tutti i popoli, ha diritto “all’autodeterminazione in virtù del quale decidono liberamente del loro statuto politico, e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale” come sancito dalla Carta delle Nazioni Unite.

La prepotente, ma vedremo che è qualcosa di ben più grave, invasione russa dell’Ucraina si fonda sulla sorpassata idea della “logica del confine e della sovranità armata”, ormai palesemente in contraddizione all’era moderna della “internazionalizzazione dei diritti dell’uomo e dei popoli”.

L’applicazione concreta, come infatti è avvenuto in Ucraina, della politica di confine e della sovranità armata, può manifestarsi con “invasione, occupazione militare, annessione con l’uso della forza, il blocco dei porti e delle coste” ed in tal caso si commette “crimine di aggressione”.

Se invece, la condotta dell’aggressione si manifesta mediante “omicidio intenzionale, tortura, deportazione, trattamento disumano, detenzione illegale, presa di ostaggi, attacco intenzionale a civili protetti e a beni civili protetti, l’arruolamento di bambini nelle forze armate, lo stupro, il saccheggio, si commettono “crimini di guerra”. Le notizie dell’ultima ora che darebbero per accertato l’arruolamento di bambini nelle forze armate confermano, ove ve ne fosse bisogno, l’orrore in atto.

Sono invece considerati “crimini di genocidio” gli atti di “distruzione totale o parziale di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.

Per “crimini contro l’umanità” si intendono “le operazioni che provocano sulla popolazione civile, grandi sofferenze e gravi menomazioni”.

A questo punto il sillogismo giuridico è abbastanza evidente: basta incasellare le condotte di Putin all’interno della previsione normativa internazionale corrispondente e si viene platealmente a capo dei crimini di cui si sta rendendo responsabile.

Naturalmente gli esperti di geopolitica, che sanno tutto su quello che si sarebbe dovuto fare, ma che potendo non lo hanno fatto, offrono tante giustificazioni rispetto agli eventi in atto, ma, per quanto si sforzino, non si possono cancellare le gravi violazioni di diritto internazionale commesse ai danni del Popolo Ucraino.

Assolto il dovere di cronaca, è passata abbastanza sotto traccia la “consacrazione del popolo ucraino e del popolo russo”, entrambi religiosissimi, proclamata da Papa Francesco. Ritenuto, al massimo come grande espressione di fede, in realtà rappresenta, invece, il più rivoluzionario contributo per la pace essendosi appellato direttamente ai popoli ucraino e russo, gli unici titolati, essendo loro detentori del reciproco diritto alla autodeterminazione, a porre fine alla guerra senza condizioni.

Mesagne 1 aprile 2022

Carmelo Molfetta

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