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Rogoli (Pd): “Mesagne da tempo si è ribellata alla Scu”

Riceviamo e pubblichiamo.
In una stagione politica in cui comunicare è diventato più importante che fare, può succedere che anziché raccontare la realtà se ne crei una parallela che finisce per negare quella esistente e cancellare il passato, anche quando questo, a ricordarlo, può essere ragione di orgoglio ed elemento identitario per la comunità in cui si vive o che si ha l’onere e l’onore di amministrare. E’ il caso della rimozione del cartello crivellato di colpi in via Tancredi Normanno, intervento che probabilmente si inserisce in una generale sostituzione della segnaletica esistente più volte annunciata dall’assessore ai Lavori Pubblici, rappresentata su alcuni organi di stampa come simbolo di una “sfida del Sindaco ai clan” perché da trenta anni nessuno aveva osato toccare quell’insegna. Quasi a dire che la stessa fosse ancora oggi simbolo di un dominio della criminalità organizzata sulla città, dominio al quale Mesagne, guidata da amministratori capaci, si è già ribellata ormai da diverso tempo.
Siamo convinti che non fosse intenzione del Sindaco far passare questo messaggio, che però è stato veicolato, purtroppo, da agenzie di comunicazione e organi di stampa nazionali. E ne siamo convinti perché questo avrebbe significato mancare di rispetto alla città che egli amministra e persino a sé stesso che da questa città è stato eletto Sindaco. Se si fosse trattato di un atto che altri Sindaci non hanno avuto il coraggio di fare, inoltre, bisognerebbe chiedersi e chiedere come mai questo atto simbolico non sia stato il primo di questa amministrazione anziché uno dei tanti venuti dopo.
E’ evidente, invece, come quel cartello, oggi, non rappresentasse ciò che in alcune ricostruzioni si è voluto fargli rappresentare e forse sarebbe stato più prudente da parte del Sindaco non enfatizzare troppo questa azione di buona ma pur sempre ordinaria amministrazione.
L’occasione torna utile, invece, per riflettere e comprendere su quanto sia facile rimuovere in uno sol colpo tre decenni di lotta per l’affermazione della cultura della legalità condotta da bravi Sindaci, da Magistrati, da forze dell’ordine oltre che da uno straordinario corpo sociale fatto da associazioni, parrocchie, partiti politici, cooperative sociali. E’ stato questo straordinario e coraggioso impegno a gettare le fondamenta sulle quali è sorta la città che oggi rappresenta per tanti un importante punto di riferimento. Non disperdere questo patrimonio, come ci ha ricordato bene ieri dalle pagine del Quotidiano il Presidente regionale dell’associazione antiracket Fabio Marini, e non compromettere l’unità della nostra comunità su questa battaglia è, a nostro avviso, il più importante compito che il Sindaco ha davanti a sé. Anche per questo pensiamo sia necessario, questa volta facendo un uso virtuoso della comunicazione, correggere un racconto che distorce la realtà e non rende merito all’opera di tanti nostri concittadini, grazie alla quale Mesagne non è più da tempo soggiogata dai clan.

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