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Una vergogna tutta pugliese

Una vergogna tutta pugliese, frutto della mala gestione e dell’improvvisazione. Centinaia di docenti da un anno, e più, in attesa di compensi. Decine di enti formativi accreditati senza liquidità, e migliaia di studenti che aspettano i rimborsi
spese. Insomma, un corto circuito che, in fondo, sta mettendo in ginocchio decine di enti di formazione professionale
riconosciuti dalla Regione Puglia. Nonostante i percorsi formativi del pacchetto Garanzia Giovani siano di fatto conclusi da molti mesi, la Regione Puglia ancora non ha provveduto a liquidare i finanziamenti dei progetti svolti dagli enti accreditati. I corsi, partiti a scaglioni tra l’ ottobre 2020 e il gennaio 2021 e terminati al più tardi in primavera, non si sa se e quando verranno liquidati, nonostante i tempi ristretti di realizzazione richiesti dalla Regione. Il problema risolto per i tirocinanti, con tanto di annunci in pompa magna, invece resta ignobilmente aperto per i corsi di formazione, in una sorta di limbo che sta mettendo in crisi di liquidità centinaia di famiglie: “A precise e continue sollecitazioni degli istituti e noi docenti – sostengono i formatori provenienti da ogni angolo della Puglia – le risposte fornite sono state vaghe e, oggettivamente, inattendibili: emergenza Covid che non ha permesso i controlli, problemi di personale, burocrazia legata al bilancio regionale. E naturalmente, nessuna previsione sui tempi di liquidazione”. Ci sono centinaia di docenti contrattualizzati con prestazione occasionale o con Partita IVA, che hanno rinunciato ad altri incarichi o sacrificato la libera professione per vincolarsi con questi percorsi, fornendo sempre passione e competenza a cifre non basse ma nemmeno enormi. I crediti vantati da ogni formatore sono di alcune migliaia di euro, e tanti di questi professionisti hanno famiglia e scadenze da rispettare.
Il pacchetto formativo “Garanzia Giovani” è una misura di sostegno e incentivo alla riqualificazione professionale e formazione per ragazzi dai 16 ai 29 anni, che possono usufruire di vari progetti della durata di 200 ore, una certificazione riconosciuta e un piccolo ma significativo rimborso spese. Un mercato della formazione che coinvolge una grossa fetta del bilancio della Regione, e centinaia di enti riconosciuti sul territorio. Ma il problema non risiede nella qualità dei servizi offerti dalle agenzie di formazione e da questi professionisti, quanto nella mancanza di sicurezza sui tempi di pagamento, subordinati alle verifiche e controlli dei registri e della rendicontazione di ogni singolo percorso. Interpellati e sollecitati, i consiglieri regionali della VI commissione, su iniziativa del presidente Donato Metallo, si sono riuniti mercoledì scorso, mettendo l’assessore regionale Leo e degli uffici competenti, davanti al fatto compiuto, e l’ammissione di un fallimento e della disorganizzazione burocratica dell’ente: “Andiamo avanti da mesi interpellando gli enti formativi – ammette Nicola Bellanova, portavoce di questo gruppo spontaneo di oltre duecento docenti -, sperando ogni mese che sia la volta buona per avere soddisfazione di un nostro diritto. E invece, con grande sorpresa abbiamo preso consapevolezza che ci sono problemi con i controlli delle documentazioni e delle lezioni online, risalenti a un anno e passa fa.
Noi abbiamo sempre fatto la nostra parte con grande scrupolo e professionalità nella tenuta delle lezioni, nella gestione dei registri e nella tempistica. Evidentemente, nella macchina burocratica e amministrativa, qualcuno è andato nel pallone e ne stiamo pagando tutti”. E se la prospettiva di un “esperto” verificatore imposto dall’autorità di controllo alla Regione dovesse diventare realtà, i tempi si prevedono ancora più indefiniti: “Gli enti formativi e gli uffici della Regione hanno tutte le documentazioni, compresi i minutaggi effettivi delle presenze rilevati dalle piattaforme online – continua -, e non capiamo dove sia il problema”.
Ci sono formatori che devono avere anche alcune migliaia di euro, che hanno impegni, scadenze e famiglia, rinunciando anche ad altri incarichi professionali. Entusiasmo e competenze vanificate dallo stallo di chi invece dovrebbe darsi una mossa, e invece non ha fatto ancora nulla. Oltre ai docenti, ci sono circa ottomila corsisti beneficiari dei rimborsi spese oscillanti tra i 200 e i 400 euro a percorso, che facevano affidamento per potersi permettere qualche sfizio e avere una piccola somma in salvadanaio: “Non si pretendono tutti i soldi subito, perché ci sono vari percorsi terminati in maniera scaglionata. Ma ci sembra il minimo ricevere chiarezza sui tempi e lo stato delle rendicontazioni di questi progetti, in modo che docenti, enti formativi e studenti possano respirare con un po’ di liquidità e gestire gli impegni quotidiani”.
Nicola Romolo Bellanova (nella foto)

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