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C’erano una volta i partiti

(di Emanuele De Nittonella foto) In vista dell’iniziativa del 27 maggio della Divittorio per i cento anni di Berlinguer ho avuto modo di visionare centinaia di foto relative alla sua presenza a Brindisi il 29/4/1979.
Mi hanno particolarmente colpito i volti delle migliaia di persone presenti al comizio. Volti di operai, di braccianti, di lavoratori e lavoratrici visibilmente legati al loro leader.
Ho visto e rivisto quelle foto incrociando i volti di tanti compagni che non ci sono più: Nuccio De Guido (Chiummu), Pietro Galeone, Chicchino Rizzo, Giovanni (Pissu) Forte, Enzo Ardito, Angelo Capodieci, Ernesto De Francesco per parlare solo dei mesagnesi che si vedono in foto ma ricordo anche i tanti compagni che in foto non si vedono ma c’erano (Luigi Montanaro, Antonio Ferraro, Angelo Greco) e i dirigenti provinciali: Michele Arganese, Antonio Somma, Giovanni Sgura, Gennaro Conte, Peppino Soricaro, Zito, e tanti tanti altri.

Ovviamente c’ero anch’io. Avevo 25 anni, sposato e con una figlia. Ero consigliere comunale e la mia vita era divisa tra la Banca e la sezione (quante rinunce ho procurato alla mia famiglia!).

Pochi mesi prima avevamo vissuto il congresso di sezione con un “profondo rinnovamento” politico e generazionale che avrebbe dato i suoi frutti nei decenni successivi con il PCI PDS DS fulcro delle amministrazioni comunali che hanno cambiato il volto di Mesagne.

Quel 29 aprile del 79 partimmo in pullman (forse due) da Mesagne e nel pomeriggio, dopo il comizio, organizzammo una “pazzia”.

Sapevamo che Berlinguer, finite le iniziative a Brindisi, si sarebbe recato a Taranto per un comizio.
E allora al segretario dell’epoca Ezio Santacesaria venne la “pazza idea” di organizzare un presidio con bandiere e striscioni all’altezza del secondo ponte della SS7 Brindisi Taranto. Secondo noi Berlinguer si sarebbe fermato; ma erano tempi terribili del terrorismo e delle trame fasciste e Berlinguer era nel mirino. Quindi le misure di sicurezza erano altissime ed infatti il corteo passò velocemente con diverse auto della sua scorta e della polizia. I compagni presenti giurano che Berlinguer li salutò con una mano … ma la verità resta avvolta nel mistero!

Ho raccontato tutto questo perché chi non ha vissuto quella fase non immagina nemmeno il radicamento dei partiti di massa, tutti (DC PCI PSI), nel popolo che si riconosceva completamente (starei per dire, visceralmente) nella politica e nei leader dei rispettivi partiti.

E allora facciamo parlare i numeri (vedi foto allegate (fonte Ministero degli interni):
Nel 1979 ci fu un’affluenza attorno al 90% (dicesi novanta percento). Il PCI raccolse oltre 11milioni di voti con il 30,3% (benché in calo di 3 punti rispetto al 1976).
L’insieme delle maggiori forze democratiche (DC PCI PSI) raccoglievano circa l’80% dei voti.
Nella circoscrizione BR LE TA il PCI prese il 26% dei voti eleggendo 5 deputati (tra cui Michele Graduata)
A Mesagne il PCI registrò un exploit con circa 8.000 voti pari al 45,5%.
Si, era proprio un’altra Italia !

Ma il rapimento e l’uccisione di Moro aveva cambiato completamente la situazione.
I partiti di governo ruppero l’intesa con il PCI e noi non riuscimmo a recuperare le alleanze.
I partiti divennero sempre più “macchine per la gestione del potere” con tutte le degenerazioni del caso.
Berlinguer, nella famosa intervista a Scalfari, denunciò questa deriva e chiamò tutti i partiti all’autoriforma, ma rimase inascoltato e, a volte, deriso.

Contemporaneamente cominciò una possente operazione di DELEGITTIMAZIONE della politica e dei politici in generale che culminò nell’illusione della funzione taumaturgica della magistratura con “mani pulite”.

Tutto questo, insieme al crollo del muro di Berlino e ad un certo ritardo e alle tante incertezze nell’affrontare il “mondo nuovo” ha portato la democrazia italiana alla odierna situazione di sfilacciamento e al rinsecchimento dei partiti e della loro vita democratica interna.

Nostalgia del passato ? NO

Quel tipo di partito di massa non può più ritornare, ma neanche possiamo arrenderci ai “partiti” personali, al populismo generalizzato, alla mancanza di “pensieri lunghi” come li amava definire Berlinguer.

Ci vogliono: progetto, visione, difesa del mondo del lavoro, ambientalismo, partecipazione, scuole di formazione politica, uso democratico dei mezzi di comunicazione, dibattiti e congressi veri, tessere, disciplina.

Si può fare, prima che sia troppo tardi.

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